Le strategie difensive in campo aperto:
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Difficilmente l'esercito romano assai combattivo e di tecnologia avanzata preferì la difesa all'attacco, eppure in alcuni casi i generali fecero questa scelta per far fronte a nemici particolarmente impetuosi. A seconda dei tipi di attacchi, risultavano maggiormente efficaci diversi tipi di difesa con formazioni completamente differenti. Seguiamo un attacco avversario e le possibili risposte romane:
Attacco delle macchine belliche:
Veniva allargati i ranghi in modo che tra ogni soldato ci fosse un notevole spazio. Ciò era fatto per ridurre la possibilità che un dardo o un sasso, scagliati dalle baliste o dalle catapulte, provocassero più feriti colpendo un manipolo e per permettere ad un milite di avere lo spazio effettivo per muoversi vedendo giungere l'attacco.
Attacco di arcieri:
Per difendersi da questi tipi di attacchi si sceglieva la classica formazione a "Testuggine": questa permetteva di sostare sotto il tiro di frecce e dardi nemici senza produrre il minimo danno ai legionari, questo semplicemente facendo unire tutti gli scudi dei soldati in modo da formare un enorme scatola chiusa. Dentro essa si potevano nascondere molti più legionari di quanti sembrava, questo costituiva un effetto sorpresa per i nemici avendo così un ulteriore arma psicologica a proprio favore.
Attacco di cavalleria:
Muro, così chiamata perché era in effetti una "parete umana". Si formava facendo inginocchiare i legionari della prima fila, con i pilum in avanti inclinati verso l'alto, e quelli della seconda fila si avvicinavano a quelli della prima alzando gli scudi e inclinando i pilum parallelamente al terreno.
Attacco di fanteria:
Contro di essa non risultavano efficaci né il muro e né la testuggine, sebbene entrambe riuscissero a resistere per un po'. In alcuni casi poteva invece essere adottata una tecnica infida: si aspettava il nemico ponendo la propria fanteria su una lunga e sottile fila; nel momento del contatto, la parte centrale di essa arretrava come in fuga e non appena gli avversari, credendo di raggiungere la vittoria, entravano nell'imbuto formatosi ritrovandosi completamente circondati. La mancanza di spazio produceva un'impossibilità di utilizzare al meglio le armi e ciò non permetteva di resistere a lungo allo scontro finendo per soccombere.