Salone di guerra:

 

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L'esercito romano:

Secondo la legenda, la legione fu l'armata romana sin dai tempi di Romolo. Egli divise divise il popolo in tre tribù: Titis, Ramnes e Luceres. Ogni tribù doveva fornire 1.000 fanti, divisi in 10 centurie (gruppi di 100 soldati), e 100 cavalieri, per cui la prima legione romulea era composta da 3.000 fanti e 300 cavalieri. I 3.000 fanti erano comandati da 3 Tribuni militum; i 300 cavalieri da 3 Tribuni celerum (il termine celeres [veloci] è rapportato alla velocità delle loro azioni).

In realtà si può dire che l'esercito romano sia nato con Roma: infatti i fondatori della città dovettero immediatamente armarsi per difendersi dagli attacchi delle popolazioni latine confinanti. Se, lungo i secoli, i Romani poterono riuscire vittoriosi contro tanti popoli, anche militarmente potenti, lo dovettero alla loro superiorità in fatto di armamento e di organizzazione bellica. A Roma, ciascun cittadino aveva il dovere di armarsi e di prestare servizio nell'esercito a proprie spese. Da tale obbligo erano quindi esclusi i poverissimi; ma, in caso di estremo bisogno, essi venivano armati a spese dello Stato. I cittadini dai 17 ai 45 anni, detti juniores (=giovani), costituivano l'esercito attivo, quelli dai 46 ai 60, chiamati seniores (=anziani), formavano una specie di milizia territoriale, impiegata soltanto nelle retrovie. Appena entrato a far parte dell'esercito, ciascun cittadino doveva prestare un giuramento, che consisteva in queste parole: "Ubbidirò i miei superiori ed eseguirò tutti i loro ordini per quanto mi sarà possibile". Nessun cittadino poteva aspirare ad una carica pubblica se non aveva prestato servizio nell'esercito per almeno 10 anni. Durante la monarchia e per tutto il periodo della repubblica, l'esercito venne arruolato soltanto in tempo di guerra, ma al tempo dell'impero una parte di esso rimaneva mobilitata anche in tempo di pace. L'istruzione militare avveniva nel campo di Marte, posto sulla riva sinistra del Tevere. Le reclute, cioè i soldati appena arruolati, venivano esercitate nel lancio dei giavellotti, nel maneggio dello scudo, nella lotta, nel salto, nel nuoto e nelle marce. Ogni recluta piantava un palo nel campo e poi, con la spada, si esercitava contro di esso, come se fosse un nemico. Per dare prova di grande resistenza alle fatiche, i giovani si esercitavano con armi molto più pesanti di quelle che si portavano in guerra. Per far si che ogni giovane si sentisse spronato a mostrare al massimo il suo valore personale, si permetteva ai cittadini di assistere all'istruzione delle reclute e di applaudire ai più forti e ai più arditi. Preparati i singoli soldati, si passava agli esercizi collettivi: essi consistevano soprattutto in lunghe marce con tutto il carico di guerra addosso e nel rapido passaggio dall'ordine di marcia a quello di battaglia.

Nella Legione, ogni singolo soldato, aveva uno specifico compito all'interno della stessa: vi erano carpentieri, fabbri, muratori, specialisti nella costruzione di ponti, di rifornimenti. Ogni singolo soldato era consapevole del fatto che la sua stessa sopravvivenza dipendeva dal compimento preciso della funzione che gli era stata assegnata. L'organizzazione all'interno della Legione era così garantita da un efficiente suddivisione gerarchica. Polibio nelle Storie - Libro VI 24,25,26 da una perfetta descrizione di come si svolgessero le elezioni all'interno delle legioni e della vita di tutti i giorni.

La legione:

L'esercito romano era suddiviso in legioni. Nei primi anni della monarchia, esso era formato da una sola legione di 3000 fanti e 300 cavalieri. Poi man mano che lo Stato cresceva si dovette ridimensionare anche la sua grandezza e la sua organizzazione; infatti quando l'esercito divenne molto numeroso, si vide la necessità di dividere ciascuna legione in tanti gruppi, allo scopo di farli combattere separatamente. Fu così che ogni legione fu ripartita in 10 coorti (= battaglioni), 30 manipoli (= compagnie) e, a sua volta, ogni manipolo fu diviso in due centurie (= plotoni) per un totale di 60. Alla fine del II secolo a.c, quando i Romani dovettero affrontare delle masse compatte e sterminate di barbari, il Console Caio Mario, riformò l'ordinamento delle Legioni. Dalle 2 legioni che costituivano di regola l'esercito consolare romano, si passò a 4 legioni (2 per ogni console) durante la guerra sannitica e che rimase il numero usuale dell'esercito. Solo nella guerra contro Annibale il numero di legioni salì eccezionalmente a 23. Caio abolì il vecchio sistema di reclutamento in base al censo (il reddito minimo necessario per arruolarsi) e arruolò tutti i cittadini romani volontari (anche italiaci) con le qualità fisiche necessarie. Da questo momento l'esercito divenne un mestiere.

Per ogni Legione era concessa una perdita massima di 250 uomini all'anno, poiché questa era la capacità di reclutamento che permetteva l'Impero. Per questa istituzione quindi le tecniche di combattimento e le manovre sul terreno erano studiate con pignoleria estrema dai Generali.
Durante la battaglia, la legione veniva schierata su tre linee. Nella prima linea si trovavano gli astati, nella seconda i principi e nell'ultima i triari.

Gli Astati, detti così dalla parola hasta perché utilizzavano in combattimento lunghe aste, erano i soldati più giovani e gli alleati.

I Principi (dal latino principes = i primi), così chiamati perché anticamente stavano in prima fila, erano soldati di età più matura.

I Triari (dal latino tres = tre), cioè i soldati di terza fila, erano tutti veterani, cioè con una lunga esperienza militare.

Questi soldati formavano la legione regolare. Ad essa veniva però aggiunto un corpo di 1200 soldati, detti veliti (dal latino veloces = veloci), che portavano armi leggere per essere liberi nei movimenti. Essi avevano il compito di aprire il combattimento e, durante la battaglia, si spostavano dovunque fosse necessario il loro pronto intervento.

Per molto tempo le insegne dell'esercito romano furono o figure di animali o una mano tesa. Poi le legioni ebbero come insegna un'aquila, che poteva essere d'oro, d'argento o di bronzo. Essa era posta in cima ad una lunga asta. Lungo le aste delle insegne venivano appese le decorazioni che ciascuna legione si era guadagnate: corone, medaglie e scudi. L'insegna era portata da un alfiere, chiamato aquilifer (= portatore dell'aquila). Durante la battaglia, l'alfiere si collocava accanto ai triari e doveva difendere l'insegna ad ogni costo, perché lasciarla cadere in mano al nemico era un disonore. Nel periodo della repubblica, il comandante supremo dell'esercito era il console. Egli era aiutato nel comando da due ufficiali superiori che si chiamavano legati. Ogni legione era comandata, a turno, da sei tribuni militari. A capo della centuria stava un centurione. Poiché due centurie formavano un manipolo, al comando di questo erano posti due centurioni.

La strategia militare romana:

       

Non bisogna reputare la strategia romana solo la fase e l'organizzazione del combattimento, ma bisogna dividerla in diverse sezioni che racchiudano anche altri aspetti:

   

1.  I preparativi:

2.  Le tattiche militari: